Società e ruoli sociali

Ogni singola persona ricopre, all’interno della società, contemporaneamente più status che la portano ad avere una molteplicità di rapporti e, talvolta, a subire dei conflitti tra le varie posizioni. Un tempo (ma oggi sono cambiati soltanto alcuni particolari), vivere da soli significava moltiplicare le possibilità di morte precoce. L’uomo che apparteneva a una tribù, poteva dedicarsi più facilmente e con meno rischi all’attività della caccia e assicurare così, per diversi giorni, il cibo a sé e alla propria famiglia; inoltre, appartenendo a un gruppo, aveva meno probabilità di essere attaccato dai nemici. Stare insieme e aggregarsi, dunque, moltiplica le forze e le risorse: è per questo che sono nate le società.

Ogni singola persona ricopre, all’interno della società, contemporaneamente più status che la portano ad avere una molteplicità di rapporti e, talvolta, a subire dei conflitti tra le varie posizioni. Un tempo (ma oggi sono cambiati soltanto alcuni particolari), vivere da soli significava moltiplicare le possibilità di morte precoce. L’uomo che apparteneva a una tribù, poteva dedicarsi più facilmente e con meno rischi all’attività della caccia e assicurare così, per diversi giorni, il cibo a sé e alla propria famiglia; inoltre, appartenendo a un gruppo, aveva meno probabilità di essere attaccato dai nemici. Stare insieme e aggregarsi, dunque, moltiplica le forze e le risorse: è per questo che sono nate le società.

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La società: un insieme di tanti ingranaggi

La società è simile a una macchina complessa, in grado di svolgere un lavoro enorme. Il suo buon funzionamento dipende da ognuna delle parti che la compongono: dal grande ingranaggio al pistone, dall’albero di trasmissione alla piccola vite. Nella macchina, ogni elemento occupa una precisa posizione e svolge la propria azione. L’identica cosa deve accadere nella società. Perché essa funzioni, ogni elemento che la compone, cioè ogni singola persona, deve occupare una precisa posizione e svolgere il proprio ruolo.

Nonostante le similitudini del paragone, la macchina e la società sono ben diverse tra loro. Una vite non può essere paragonata a un individuo. Una volta fuso l’acciaio e formata, la vite resta senz’anima, incapace di pensare, di desiderare, di invidiare. La vite non vorrà mai prendere il posto di un qualsiasi ingranaggio, non deciderà mai di togliersi dalla posizione che occupa, ovvero di cambiare il proprio “status“.

Posizioni ben definite

Non è così per l’uomo, giacché egli pensa, agisce, vede, ascolta, elabora. Ne consegue che è più facile far funzionare la più complessa delle macchine che la società. Perché quest’ultima non si blocchi o non “esploda” occorre che gli individui siano contenti di appartenervi. E’ necessario che vi sia una serie di norme che ognuno possa seguire per sapere come rispettare la propria posizione e quella degli altri, e per adeguare il proprio comportamento all’ambiente sociale di cui fa parte.

In altre parole, il “ruolo” è formato dall’insieme delle norme che regolano i rapporti tra gli individui. In una società che sia validamente strutturata, sono molti i ruoli che hanno una definizione precisa e, in generale, vi è una certa concordanza di aspettative sul comportamento cui si deve attenere chi vi appartiene. Nello stesso tempo, però, anche all’interno di questi ruoli ben definiti, è permesso avere atteggiamenti che in certa misura differiscano tra loro. La società, d’altra parte, può distribuire sanzioni positive (ricompense) a chi svolge bene il proprio ruolo, e sanzioni negative (punizioni) a chi oltrepassa i limiti stabiliti.

Molteplicità di ruoli

E’ ovvio che la posizione di un individuo, anzi, il “complesso” delle sue posizioni, lo porti ad avere molteplici relazioni. Ognuno, infatti, ha più d’uno status: si può essere contemporaneamente padre e figlio, marito, professionista, eccetera. Può accadere, allora, che tra i diversi ruoli che egli ricopre ve ne sia uno che contrasti con gli altri e che, per questo, dia luogo a un “conflitto di ruolo“.

Lo studente-lavoratore, per esempio, potrebbe accorgersi di non disporre del tempo necessario per entrambe le attività che svolge; per lui le giornate dovrebbero essere di trenta ore e forse gli sembrerebbero ancora troppo corte: il suo ruolo di studente, quindi, mal si accorda con quello di lavoratore. Il conflitto di ruolo, inoltre, può nascere dai rapporti che gli stessi status costringono ad avere: da un dirigente i superiori possono pretendere un comportamento fermo nei confronti dei subordinati, mentre questi lo vorrebbero più elastico e permissivo. Molti conflitti sono sopportabilissimi e la persona può convivere con essi senza subirne danni d’alcun genere; altri, invece, sono tanto profondi da causare nell’individuo pesanti squilibri psicologici.

Ruolo e personalità

Maggiore è il numero di norme che distinguono i vari ruoli e maggiore sarà la possibilità dell’insorgere dei problemi; viceversa, più regole i ruoli avranno in comune e inferiore sarà l’entità dei possibili conflitti. Ogni individuo è un insieme di volontà, di desideri, di invidie; ognuno ha il proprio modo di vedere le cose e, quindi, di svolgere un determinato compito. Ogni individuo è un essere psicologicamente completo e dalle proprietà uniche; possiede, cioè, una propria personalità.

Così, quando parliamo di “ruolo di un individuo“, parliamo del comportamento che egli ha in relazione agli altri e di quello che gli altri hanno nei suoi confronti; mentre, quando parliamo di “personalità“, ci riferiamo al comportamento del singolo individuo. Lo psicologo statunitense G. W. Allport ha dato una definizione assai precisa della personalità, affermando che essa “è l’organizzazione di quei sistemi psicofisici che stabiliscono il suo adattamento all’ambiente“.

Status congeniale

La relazione tra personalità e ruolo è molto stretta e deve essere leggibile nei due sensi: da una parte un individuo può sentirsi incline a occupare determinati ruoli, e dall’altra il ruolo deve essere adatto alla personalità dell’individuo. In altre parole, una persona può scegliere di esercitare la professione medica perché in essa può realizzare il proprio desiderio di aiutare gli altri, ma occorre anche che la professione medica non contenga in sé elementi che siano di disturbo alla sua personalità (uno dei quali potrebbe essere la vista del sangue, per esempio, che in determinati soggetti è causa di svenimento).

La validità di un qualsiasi ruolo, quindi, è determinata dall’indole della persona che ricopre quel ruolo, e viceversa. Un uomo che senza averlo desiderato si trovi a vivere lo status di padre, potrebbe non diventare mai un buon genitore e arrecare danni al figlio (e, conseguentemente, alla società) pur essendo, per esempio, un ottimo ingegnere. Questo succede perché il ruolo di padre non è adatto a lui, né lui è adatto a quel ruolo, mentre nella professione di ingegnere egli trova se stesso e riesce a esprimersi al meglio, realizzandosi e fornendo un valido contributo alla società.